Prepararsi al viaggio
Prepararsi a partire, prepararsi a lasciare
“Prepararsi a partire” è il primo passo importante per avventurarsi in una tale impresa.
È cominciare il viaggio ancor prima di essere partiti davvero.
Qualcuno ritiene che prepararsi tolga il gusto al senso della scoperta.
Al contrario, ritengo che prepararsi in un certo modo possa ampliare la possibilità di godere appieno l’incontro con quel mondo diverso dal proprio.
Ma perché è cosí importante? E come prepararsi?
Proverò a rispondere a queste due domande prendendo in considerazione tre aspetti che, dal mio punto di vista, rappresentano dei nodi significativi.

Conoscere la terra dove si approderà
Uno dei primi consigli pragmatici che solitamente vengono dati a chi si sta preparando per trasferirsi all’estero è: conoscere più’ aspetti possibili del paese ospitante.
E quindi:
- Cominciare ad imparare la lingua;
- Informarsi sul sistema economico, sanitario, scolastico;
- Preparare i documenti necessari;
- Muoversi per cercare un alloggio, un lavoro;
- Informarsi sulla cultura e, quindi, tradizioni, stili di vita e costo della vita;
- Fare dei sopralluoghi;
- Parlare con più persone possibili che vivono già là e magari creare già alcuni contatti e relazioni da cui partire.
- Etc…
Ma perché è cosí importante tutto questo?
Perché adattarsi ad un posto straniero implica entrare in relazione con una realtà diversa da tutto ciò che si conosce.
Affinché questa relazione possa prendere forma, abbiamo la necessità di avere degli elementi di comprensione del mondo circostante.
Più aspetti conosciamo, più si ampliano le possibilità di movimento e le possibilità di farne parte in qualche modo.
L’alternativa è andare incontro, con più probabilità, ad un vissuto di spiazzamento, confusione, incertezza e, a volte, paralisi.
Infatti, quando andiamo all’estero si palesano aspetti che prima davamo per scontato: tantissimi impliciti che sorreggevano il nostro muoverci in patria, nelle relazioni e nei vari contesti, saltano via.
A quel punto è come se mancasse la terra sotto i piedi.
Andare incontro a questo e viverlo giorno dopo giorno può esporre ad un’esperienza molto pesante di estraniamento, di incapacità e inadeguatezza rispetto alla possibilità di farcela.
E questo espone al rischio, nel tentativo di dare un senso alle cose, di ricorrere a stereotipi, ingabbiando ciò che si incontra dentro etichette che aumentano il senso di diversità, di incomunicabilità e di solitudine.
Cominciare a conoscere (e a fare) prima di partire, attutisce non poco questo impatto, tanto più significativo tanto più ampie sono le differenze culturali del paese ospitante rispetto al proprio e tanto più è ridotta la conoscenza della lingua.
Conoscere prima di partire permette anche un’altra cosa.
Per come ci si conosce, si può cominciare ad immaginare in che modo e per quali aspetti si potrebbe andare incontro a delle difficoltà, e quindi a come, eventualmente, farvi fronte.
E al contempo prendere in considerazione quali aspetti personali rappresenteranno una risorsa.
Conoscere aumenta, quindi, la possibilità di cominciare l’avventura con la sensazione di aver già fatto un pezzo di strada importante “nel rapporto” con il paese dove si andrà, aumentando le possibilità di farne parte in qualche modo.
Perché sto partendo?
Molto spesso capita che la scelta di partire prenda forma sulla base di una sensazione di malessere, di insoddisfazione, di rabbia diffuse, non totalmente comprese, ma sufficientemente forti da far immaginare che, partendo, le cose possano cambiare.
Partire senza essere consapevoli a sufficienza delle ragioni per cui si lascia il proprio paese e ciò che ci si aspetta di trovare può comportare dei rischi.
Per esempio quello di ritrovarsi, nel nuovo paese, alle prese con lo stesso malessere che si voleva cancellare partendo.
Questa esperienza può avere delle implicazioni molto pesanti e può rappresentare una delle ragioni che favoriscono la possibilità’ di andare in crisi all’estero.
Darsi tempo per capire…
Perché sto pensando di lasciare il mio paese?
Che cosa mi fa dire che qui non posso perseguire ciò che vorrei per me stesso? Che cosa (me) lo impedisce?
Che cosa cerco per me stesso con un trasferimento in un altro paese?
In che modo immagino che una vita all’estero me lo possa dare?
Darsi il tempo di maturare più consapevolezza rispetto alla propria scelta favorisce, innanzitutto, la possibilità di mettere a fuoco alcuni aspetti di sé stessi e di ciò che si sta vivendo.
In questo modo anche il senso della partenza verrà rivisto.
Non più mezzo magico che permetterà di cambiare le sorti del proprio destino, ma come UNA delle possibilità attraverso cui provare a portare avanti chi si è e che cosa si vorrebbe per Sé.
Inoltre, avere una sufficiente consapevolezza di che cosa si vorrebbe perseguire attraverso questa esperienza sarà importante nei momenti di difficoltà (quasi inevitabili) in cui la sensazione di aver sbagliato, o di non essere in grado, faranno capolino.
Tenere a mente tali ragioni aiuterà a mantenere la direzione, gettando una luce diversa ai momenti di scoraggiamento.
Prepararsi a “lasciare” chi resta
Partire per nuove mete significa al contempo “lasciare” persone, ritualità, gesti, luoghi, paesaggi …
Una separazione che è passaggio doloroso, ma importante da attraversare.
Cosí, “prepararsi a lasciare” diviene fondamentale quanto “prepararsi a partire”.
Può accadere di pensare che dare spazio al dolore legato alla separazione significhi solamente rendere più difficile la partenza e che sia meglio chiudere quella sofferenza da qualche parte, concentrandosi unicamente sul viaggio e, al più, sulle ragioni che spingono ad andare via.
Può accadere, però, che il dolore legato all’allontanamento rimanga, cresca e rischi di esplodere ed amplificare la nostalgia che spesso emerge quando nel nuovo paese si attraversano momenti difficili.
Darsi tempo per mettere a fuoco le persone, i momenti, i luoghi a cui si è legati, fare spazio al dolore di “lasciare” e trovare il modo e il tempo per accomiatarsi favorisce, spesso, un passaggio più leggero, consapevole ed equilibrato.
Quando si lasciano le persone care…
Qualche riga in particolare vorrei dedicarla agli scenari che si possono aprire nelle relazioni con le persone significative.
Comunicare una tale decisione alle persone importanti, di solito, è un passaggio a cui si arriva con il cuore in gola.
Il timore rispetto a come l’altro possa prendere la notizia e a che cosa possa accadere è piuttosto intenso.
Capirà? Mi sosterrà? Starà cosí male? Come farò a sopportare il male che arrecherò?
Le reazioni degli altri possono essere tante e tutte comprensibili alla luce del loro modo di essere e di come si caratterizza la relazione con ciascuno di loro.
C’è chi nasconde il proprio dolore incoraggiando nella scelta;
Chi inizialmente è sopraffatto dal dolore e rimane senza parole;
Chi rimane nel dolore sottolineando come una tale scelta possa far star male e nient’altro;
Chi contrasta da subito la scelta immaginata
…
Dare tempo all’Altro e alla relazione di immaginarsi nel futuro.
Sapere che il proprio figlio/figlia/nipote/amico partirà è una notizia che comprensibilmente fa vacillare.
Più importanti sono le relazioni e più la distanza rappresenta, almeno inizialmente, nient’altro che un terremoto, un grande pericolo per il legame e, quindi, per sé stessi, nel momento in cui non ci si riesce a immaginare senza.
Aprirsi all’idea che si possano trovare altri modi per mantenere il legame, andando al di là della distanza, è un processo che richiede tempo.
In questo frangente è utile dare spazio a reazioni ed emozioni diverse, contrastanti, tenere conto che non può essere altrimenti data la posta in gioco e che ogni passaggio importante necessita di tempo per proiettarsi nel futuro.
In ogni caso sentire che le persone significative arrivino a sostenere la propria scelta e siano disponibili a trovare un modo per mantenere il rapporto, rappresenta un elemento prezioso che rende il partire più leggero.
In particolare, andare all’estero sentendosi “sostenuti” e, magari,“compresi” permette di alleviare il senso, molto comune, di stare arrecando una pena ai propri cari o anche ai propri figli, allontanandoli, con la partenza, dai nonni o dagli amici.
L’esperienza di chi parte con la sensazione di star facendo soffrire le persone care e, comunque, che la scelta fatta sia criticabile, affatto comprensibile, può diventare onerosa.
Per coloro per cui è molto importante non far male gli altri, che si sentono facilmente responsabili di ciò che accade alle persone significative o a quelle che non riescono mai a sentirsi comprese e considerate nelle loro scelte, è possibile immaginare che possano affacciarsi in loro vissuti di “cattiveria, di “egoismo”o di forte rabbia.
Quando può essere utile fare un percorso mentre ci si avvicina alla partenza?
A volte la sensazione di non riuscire a sentirsi sufficientemente sereni rispetto alla scelta che si sta valutando o che si è già presa, la fa da padrona. I dubbi, più o meno espliciti, possono attraversare le proprie giornate e una sensazione di forte disagio e malessere all’idea di partire può essere molto pressante.
Nel lavoro con le persone che stanno prendendo in considerazione la possibilità di partire, ho rintracciato alcuni vissuti ricorrenti a fronte dei quali può essere utile un percorso.
Li elenco di seguito:
Il rischio di una scelta impulsiva
Quando si avverte che si sta portando avanti la scelta di partire in modo impulsivo, con sotto sotto la sensazione di non voler prendere in considerazione troppi elementi e che si vuole credere a tutti i costi che solo partendo le cose potranno finalmente cambiare, può essere utile prendersi il tempo con qualcuno per rifletterci insieme.
Il rischio è quello di mettere a repentaglio una scommessa tanto importante, esporsi ad un’esperienza non sufficientemente anticipata e andare in crisi all’estero.
A quel punto il senso di fallimento personale può essere facilmente a portata di mano nel leggere la propria condizione.
Sentirsi paralizzati tra la possibilità di partire e non partire
Per qualcuno uscire dal dilemma se partire o meno sembra impossibile.
E allora l’esperienza diventa quella di sentirsi “strattonati” tra due alternative entrambe non percorribili fino in fondo.
Partire e perseguire i propri progetti, dando una chance diversa al proprio futuro, ma dovendo lasciare affetti importanti con la sensazione di farle soffrire indicibilmente?
O rimanere, preservando i legami, ma con la sensazione che si stia rinunciando a qualcosa di tanto prezioso per sé stessi?
Questo è solo un esempio che racconta come possa prendere forma la sensazione di sentirsi alienati tra possibilità incompatibili tra loro che impediscono la possibilità di una scelta.
Vivere con molta angoscia la possibilità di separarsi da alcune persone significative
Per alcune persone la possibilità di partire e di allontanarsi dai propri cari può comportare una sofferenza molto significativa, non solo con la sensazione di poter far soffrire l’altro, ma con la sensazione personale di non riuscire a reggere la distanza e di non immaginare la propria vita lontana da quella (o quelle persone).
Queste situazioni possono esserci, per esempio, quando la scelta di partire è legata alla scelta di seguire il partner per motivi di lavoro o quando è previsto un trasferimento legato alla propria carriera.
Sentirsi eccessivamente preoccupati rispetto alla possibilità di non farcela una volta all’estero
A volte ci si trova a vivere l’esperienza all’estero un po’ come se fosse una scelta “subita”. In queste circostanze può comparire il senso e una forte preoccupazione rispetto alla possibilità personale di farcela.
Come se si fosse pervasi dalla sensazione paralizzante di non essere in grado, o adeguati, a sostenere l’esperienza di un trasferimento.